Gli apostoli nei monumenti ravennati

Costante è la presenza degli apostoli nei monumenti ravennati di V e VI secolo.
Apostoli
Apostoli, Mausoleo di Galla Placidia, V secolo, Ravenna

Costante è la presenza degli apostoli nei monumenti ravennati di V e VI secolo. Essi sono rappresentati
a figura intera oppure a mezzo busto all’interno
di preziosi clipei; talvolta sono identificati con il loro nome, talora hanno il capo nimbato o reggono la corona della gloria. Alcuni di essi come Pietro
e Andrea suo fratello, Giovanni e Paolo, sono riconoscibili per le particolari caratteristiche iconografiche che, già a partire dal III-IV secolo, iniziano a caratterizzarli.
Pietro è sempre raffigurato con la barba e i capelli corti e bianchi; Andrea è contraddistinto da una folta capigliatura; Giovanni appare giovane e imberbe. L’apostolo Paolo, assume iconograficamente i caratteri del filosofo: il volto scavato è incorniciato da una barba scura. Egli è sempre considerato all’interno del gruppo dei dodici, pur non appartenendo al numero dei discepoli che Gesù aveva chiamato a sé. La sua presenza tra gli apostoli – posta già dall’epoca antica in relazione alla figura di Pietro – mostra come l’arte cristiana non sia una semplice illustrazione del testo biblico, ma una rappresentazione più complessa legata all’interpretazione
che la tradizione della chiesa ha dato di esso.
Paolo non è mai presente negli elenchi che i vangeli stilano del gruppo dei dodici (Mt10,2-4).
Il suo nome compare nel libro degli Atti degli Apostoli quando il Cristo Risorto lo chiama ad essere
suo discepolo (At 9, 1-19); nelle lettere egli stesso
si definisce apostolo, chiamato dal Signore:
“Ultimo fra tutti apparve anche a me come a un aborto. Io infatti sono il più piccolo tra gli apostoli e non sono degno di essere chiamato apostolo perché ho perseguitato la chiesa di Dio. Per grazia di Dio, però sono quello che sono, e la sua grazia in me non è stata vana” (cf. 1 Cor 15, 8-11).

Nei battisteri ravennati, datati al V secolo, quello degli ortodossi e quello degli ariani, i dodici – guidati da Pietro e Paolo – sono disposti a corona attorno
al clipeo centrale della cupola, dove è raffigurato il battesimo di Gesù.

Nel battistero Ariano essi procedono verso il trono dell’etimasia sul quale è intronizzata la croce;
nel battistero Neoniano incedono solenni verso l’Oriente, verso il Cristo, sole di salvezza.

La cappella arcivescovile, dedicata all’apostolo Andrea, custodisce i volti degli apostoli nei sottarchi in asse con l’abside: essi fanno corona a Cristo, raffigurato giovane e imberbe, vestito di porpora, con il capo cinto da un nimbo crucisegnato. Nell’arco più prossimo all’abside sono Pietro, Andrea, Filippo, Paolo, Giacomo e Giovanni; l’arco posto all’ingresso presenta Tommaso, Matteo, Bartolomeo, Giacomo, Taddeo, Simone il Cananeo. Ad essi sono associati santi e sante della chiesa rappresentati nei restanti sottarchi.

Nella basilica di San Vitale gli apostoli sono presenti nell’arco trionfale, dove al centro è l’immagine del Cristo Pantocratore che regge il codice prezioso del vangelo: egli è la Parola del Padre. Pietro e Paolo, in una posizione preminente rispetto agli altri discepoli, sono rappresentati accanto al Signore. Associati ad essi vi sono Gervasio e Protasio che la tradizione agiografica riconosce come i figli di San Vitale e Santa Valeria.

Nella basilica di Sant’Apollinare Nuovo gli apostoli sono presenti in alcune delle splendide scene cristologiche del registro superiore. Nelle immagini di sinistra, incentrate sui miracoli e le parabole di Gesù, riconosciamo innanzitutto Pietro e Andrea nel miracolo della moltiplicazione dei pani e dei pesci (Mt 14, 13-21). I due fratelli compaiono anche nella chiamata dei primi discepoli (Lc 5, 1-11): Andrea è intento a remare, mentre Pietro regge una rete colma di pesci.
Nelle scene di destra, incentrate sul tema della passione e resurrezione del Signore, la loro presenza è maggiormente sottolineata.
Nell’ultima cena essi sono raffigurati seduti attorno ad una mensa triclinare nel momento in cui si svolge il drammatico dialogo tra Gesù e i suoi: “Uno di voi mi tradirà”. La scena è dominata da
un gioco di sguardi che si fissano su Gesù e su Giuda (Mc 14, 17-21). La preghiera nell’orto del Getsemani mostra Gesù con le braccia alzate e
le palme delle mani rivolte al cielo, nella classica posa dell’orante, affidato totalmente alla volontà del Padre: gli apostoli, undici a causa dell’assenza di Giuda, sono ai piedi del Cristo (Mc 14, 32-42). Nella scena dell’arresto Giuda è rappresentato al centro dell’immagine assieme a Gesù: ai lati sono
i gruppi dei soldati e degli apostoli e, tra questi, è riconoscibile Pietro che regge la spada (Mc 14, 43- 49). Due scene hanno come protagonista Pietro: sono quelle dell’annuncio del tradimento (Mc 14, 26-31) e del dialogo tra l’apostolo e la serva che lo riconosce come uno dei seguaci di Gesù (Mc 14, 66-72). A queste segue un’immagine rara dove
è ricordato Giuda che restituisce i trenta denari
ai sacerdoti e agli anziani dicendo: “Ho peccato, perché ho tradito sangue innocente” (Mt 27, 3-10). Gli apostoli sono presenti anche nell’ultima scena ambientata nel cenacolo dove, otto giorni dopo la Pasqua, Gesù appare nuovamente ai suoi.
Tra essi, ora, è anche Tommaso il quale non aveva creduto alle parole dei discepoli che gli annunciavano la resurrezione di Gesù: il Cristo mostra le ferite della croce ed egli, prostrandosi, lo riconosce Dio e Signore (Gv 20, 24-29).

L’abside della basilica di Sant’Apollinare in Classe racconta, in forma simbolica, l’episodio evangelico della trasfigurazione (Mt 17, 1-9).
Gesù trasfigurato è evocato dalla splendida croce gemmata dove, al centro, compare il volto del Cristo. Pietro, Giacomo e Giovanni, che il vangelo indica come i testimoni privilegiati della gloria del Signore, sono rappresentati in forma simbolica come tre agnelli: Pietro alla destra della croce, i fratelli Giacomo e Giovanni alla sinistra. Nella fronte dell’arco absidale gli apostoli sono presenti nel simbolo delle dodici pecorelle che, sei per parte, escono dalla Gerusalemme celeste.

Nel mausoleo di Galla Placidia essi sono rappresentati mentre acclamano la croce gloriosa che compare al centro della volta stellata. Pietro e Paolo, orientati secondo l’asse della basilica di Santa Croce – edificio al quale era anticamente unito il mausoleo – sono guida del gruppo degli apostoli.

Oltre alle basiliche gli apostoli sono presenti
nei sarcofagi sia nel numero di dodici, sia nelle scene della traditio legis e della maiestas domini nelle quali Pietro e Paolo sono affiancati a Cristo.
I principi degli apostoli sono inoltre raffigurati nella capsella di Quirico e Giulitta, splendido reliquiario del V secolo, custodito nel Museo Arcivescovile
di Ravenna.
Da ultimo va ricordata la Cattedra d’avorio di Massimiano, straordinaria testimonianza artistica del VI secolo, dove possiamo ritrovare la presenza dei dodici nelle immagini dei miracoli del Signore. Tra gli apostoli vanno inoltre ricordati Matteo e Giovanni che, oltre ad essere discepoli del Signore, sono evangelisti: essi sono raffigurati
in forma umana o nel simbolo dell’angelo – Matteo – e dell’aquila – Giovanni – in tutte quelle rappresentazioni che mostrano i quattro vangeli.

Giovanni Gardini

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