Sogni… d’avorio!

Sono tanti i sogni evocati nella cattedra di Massimiano custodita nel Museo Arcivescovile di Ravenna, un capolavoro dell'arte bizantina.
Il sogno del Faraone
Il sogno del Faraone, da Raffaele Garrucci, Storia dell’arte cristiana, 1880

Sono tanti i sogni evocati nella cattedra di Massimiano. Scolpito nell’avorio è il primo sogno di Giuseppe, il padre putativo di Gesù, nel quale l’angelo lo invita a non temere di prendere con sé Maria sua sposa mentre la formella dei Magi – oggi perduta – ricordava, attraverso la loro figura, la visione che li invitava a ritornare in Oriente per un’altra strada. È tuttavia con la figura di Giuseppe l’ebreo che il tema del sogno emerge in tutta la sua forza. Egli è un sognatore oltre a essere l’unico in grado svelare i significati nascosti di queste visioni tanto che la tradizione lo ricorda come il ‘maestro dei sogni’. La sua vicenda, raccontata nel libro di Genesi, si apre con due sogni di questo giovane sapiente che si riveleranno essere profetiche visioni di salvezza per lui, la sua famiglia e per tutto il popolo di Israele. Nella terra d’Egitto Giuseppe sarà chiamato a interpretare vari sogni e, tra questi, quelli del faraone. Nella cattedra è raffigurato il primo dei suoi sogni: 

«Il faraone sognò di trovarsi presso il Nilo. Ed ecco, salirono dal Nilo sette vacche, belle di aspetto e grasse, e si misero a pascolare tra i giunchi. Ed ecco, dopo quelle, salirono dal Nilo altre sette vacche, brutte di aspetto e magre, e si fermarono accanto alle prime vacche sulla riva del Nilo. Le vacche brutte di aspetto e magre divorarono le sette vacche belle di aspetto e grasse. E il faraone si svegliò».

Giovanni Gardini

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Il sogno del Faraone, immagine tratta da Raffaele Garrucci, Storia dell’arte cristiana, Vol. VI, 1880, Tav. 421. 2