All’interno del Duomo di Ravenna, lungo la navata sinistra, si può ammirare il monumento funebre dell’arcivescovo ravennate Ferdinando Romualdo Guiccioli, monaco camaldolese.
Questo cenotafio, commissionato dal conte Alessandro Guiccioli a Ignazio Sarti direttore dell’Accademia di Belle arti di Ravenna, evidenzia il suo ruolo nell’impresa di ricostruzione della cattedrale; scrisse al riguardo Alessandro Cappi:
«L’urna è istoriata di figure: la istoria ricorda una delle più chiare imprese del Guiccioli, cioè dire la edificazione del magnifico atrio e di alcuni altari, che nella metropolitana si ammirano».
Come è noto, infatti, fu Guiccioli a portare a compimento l’opera iniziata dal suo predecessore Maffeo Nicolò Farsetti, su progetto dell’architetto riminese Gianfrancesco Buonamici. Se l’opera dell’arcivescovo andò ben oltre la costruzione del portico e di alcuni altari, tra i quali l’altare maggiore, sono queste le vicende messe in evidenza dal cenotafio che, nella parte centrale, presenta l’arcivescovo in dialogo con l’architetto.
Quest’ultimo, indicando il modello della cattedrale, mostra il portico al prelato, il quale è seduto sul faldistorio ove è riconoscibile il leone rampante, simbolo araldico della sua famiglia. Alle spalle del Guiccioli sono il prevosto Cesare della Torre raffigurato mentre indica il progetto del portico all’arcidiacono Francesco Malatesta Monaldini; accanto all’architetto è un suo giovane discepolo che regge tra le mani il modello di un altare.
Giovanni Gardini
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