Ormai Guidarello Guidarelli è una star. Immagine dell’uomo bello e dannato, la sua eroica figura di cavaliere, che nel passato accoglieva i sospiranti baci di zitelle in cerca di marito, in una Ravenna candidata a diventare la città degli innamorati assurge a icona dell’amore. Certamente dissentirebbe Santi Muratori che, in tempi non sospetti, scriveva nell’introduzione a un suo studio sul testamento dell’illustre ravennate:
«Ormai si sa tutto di Guidarello. Si potrebbe anzi dire che si sa troppo (…). Donne innamorate, prose di romanzi, polemiche sui giornali, perfino l’imbastitura di un processo. Potenza magica dell’arte! Non si pensa più al Guidarello della storia quale esso emerge, figura tutt’altro che scialba, dai Diarii di Marin Sanuto, dalla vecchia tradizione ravennate e dalle pagine di Corrado Ricci; si dimentica che le ossa di Guidarello riposano nei sotterranei di San Francesco: la sua esistenza, il suo spirito si sono trafusi, cristallizzati in questa statua di eroe giacente che raccoglie l’ammirazione di tutto il mondo e i sospiri dei cuori femminili in pena».
Altre autorevoli voci si sono levate in merito alla celebre scultura di Tullio Lombardo e, tra queste, quella dell’arcivescovo Giacomo Lercaro che, in un discorso sul valore dell’arte, scriveva:
«alla Classense, la sorprendente scultura del viso bellissimo di un morto – Guidarello Guidarelli – sembra affermare con forza prepotente la potenza vivificatrice dell’arte».
Giovanni Gardini
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