Nel Museo Nazionale di Ravenna è custodita una bella icona della fine del XVI secolo raffigurante una delle dodici grandi feste bizantine, la Presentazione del Signore al Tempio detta anche Festa dell’Incontro.
I due nomi con cui questa festa è chiamata vogliono porre l’attenzione o sulla Purificazione della Vergine e l’offerta del Bambino al Tempio oppure sull’incontro tra l’anziano Simeone e Gesù.
Secondo uno schema iconografico consolidato Giuseppe e Anna sono sempre posti in secondo piano: Giuseppe, pieno di meraviglia, reca l’offerta rituale mentre Anna, solitamente, ha il dito della mano alzata a indicare che sta parlando del bambino. Maria è sempre al centro della scena raffigurata nel momento in cui sta porgendo o ha appena presentato il bambino a Simeone. Gesù, presenza attorno alla quale ruota tutta la scena, non è in fasce, ma indossa una veste preziosa a indicare che egli è il legislatore e il re. In questa piccola tavola Simeone regge il Bambino tra le braccia rendendo evidente, simbolicamente, l’incontro tra l’Antico e il Nuovo Testamento. Egli accoglie Gesù con le mani velate, un gesto antichissimo che esprime profonda venerazione.
San Romano, straordinario poeta e teologo siriano tra V e VI secolo, immaginando la scena, fa dire a Simeone:
«Tu sei grande e glorioso, sei stato generato misteriosamente dall’altissimo, figlio tutto santo di Maria (…); oso tenerti come una lampada: perché chiunque tra gli uomini porta una lampada è rischiarato, non bruciato».
Giovanni Gardini
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