Primo movimento
Della notte ovvero della visione
Nella penombra della basilica di San Francesco si snoda, quasi ogni giorno, una silenziosa e insolita processione. Due file di persone, a destra e sinistra, quasi abbracciano l’altare fino scomparire sotto a esso. Volti di sconosciuti appena si sfiorano ai piedi di quella solenne e antica arca mentre, curiosi e ammirati, si sporgono oltre la ringhiera. Qualcuno si tiene amorevolmente per mano.
La mia piccola mano stringe quella di chi mi è accanto ed è con questa sicurezza che mi affaccio alla cripta dall’enorme finestra. Incastro il viso tra le grate della ringhiera e avverto il gelo del ferro tra le guance. Contemplo l’acqua, immensa, mentre mi raggiunge un odore antico di mattoni e di muschio. Riempio i polmoni di aria e ho la consapevolezza che quando sarò grande non dimenticherò questo profumo. Con lo sguardo, quasi un gioco, seguo un grosso pesce rosso e la sua impercettibile ombra sul pavimento. Improvvisamente la luce si spegne e di fronte a me regna la notte.
È notte. L’acqua mi avvolge come una soffice coperta. Nuoto beatamente tra le colonne, in armonia fra la terra e il cielo. Una pace profonda, universale, m’invade. In questa sospensione del tempo, immerso in un immenso silenzio, mi vedo mentre nuoto nella cripta. Al risveglio una dolcezza intensa mi colma e più non mi abbandona.
Secondo movimento
Della perfezione della forma ovvero della sapienza dell’antico
Immagina. Immagina di essere nella basilica di San Vitale e di vedere i mosaici prendere vita, all’improvviso. Immagina di essere lì nel momento in cui queste antiche vestigia musive si staccano dalle pareti, dalla volta, dal pavimento, come una pelle ruvida e spessa. Come un serpente che cambia muta, mosaico di squame. E mentre sei lì, sotto la cupola di Giustiniano, i mosaici iniziano a vorticare e ad avvolgersi, fino ad assumere la forma di una sfera, una geometria perfetta, vibrante di luce. Nascono così le sfere. Tutto è contenuto nella sfera.
Solenne, assiso su un globo come su un trono di gloria, si erge il Cristo dall’abito purpureo. Colui che è eterno, appare come sospeso tra l’oro divino del cielo e lo splendore del giardino paradisiaco. Ai suoi piedi è una roccia dalla quale sgorgano il Pison, il Ghicon, il Tigri e l’Eufrate, fiumi santissimi. Al centro di un cosmo stellato risplende l’Agnello eterno; con cura il mosaicista ha allettato le tessere d’oro e d’argento a imitazione dello splendore della volta celeste. Quattro angeli sfiorano con i loro piedi sfere perfette, lo stesso fanno altrettanti pavoni dal piumaggio variopinto. Intenso è l’azzurro di questi globi, immenso come quello del mare.
Sospese tra la terra e il cielo, silenziosamente mosse dall’acqua, vibrano numerose sfere. Brevi lune interrompono il ritmo monocromo delle tessere, preziose come le virgole in una lettera d’amore.
Terzo movimento
Dell’oblio ovvero dell’inesprimibile parola
Non abbandonare Hesychios e Gemella tuoi servi, Signore. Ricordati di loro i cui nomi sono scritti nei cieli. Custodisci Hesychios e Gemella i cui nomi, scritti con inchiostro di mosaico, sono pietra sulla terra. Accogli, Signore, Neone tuo servo la cui bellezza è stata lodata nei secoli, lui che ebbe una vita santissima e spirituale. Non abbandonare Neone che cantò, nello splendore dei colori e delle parole, la creazione del mondo, mirabile visione: «In principio, alla prima origine dello splendente universo, l’eccelsa virtù del Padre e la potenza del Figlio creò il mare, la terra e il luminoso regno del cielo. E quando il nuovo sole, la luna, il giorno e l’aurora scintillarono, da allora sfolgorò di luce il cielo trapunto di stelle». Nel gelo dell’inverno, Neone ritornò alla terra dalla quale era stato tratto. La sua memoria ora è accarezzata dall’acqua.
Acqua limpida scroscia dai muri e affiora tra i mosaici del pavimento creando impercettibili onde e lievi correnti. Tutto tace, quando la misura è colma. Eppure, in un tempo antico, lì erano risuonate parole vere, canti di preghiera.
Quarto movimento
Della luce ovvero della bellezza del molteplice
Immagina. Immagina di prendere una sfera, di aprirla e scomporla. Immagina di poterla plasmare come morbida argilla, come all’inizio del mondo. Terra e acqua. Malta, tessere, interstizi, silenzi, ritmi. Nascono così le sfere. Tutto è contenuto nella sfera.
Ci sono luoghi che la storia ha custodito intatti nella loro intensità spirituale e che s’impongono per il loro altissimo silenzio e la loro inafferrabile bellezza. È un privilegio saperli riconoscere e potersi immergere in essi.
Vibrano le tessere d’oro, ciascuna colma della pienezza dell’altra.
Giovanni Gardini
SVELATA
installazione musiva di Felice Nittolo | 31 marzo 2019 ore 19.30
Basilica di San Francesco | Ravenna
SVELATA è il compimento di un progetto decennale dell’artista e mosaicista Felice Nittolo, un’opera musiva desiderata e realizzata per la cripta della Basilica di San Francesco a Ravenna. Già nel 2009 Nittolo aveva concepito un’istallazione temporanea “Acqua e Mosaico” nella quale sfere musive galleggiavano sulla superficie dell’acqua creando un potente rapporto tra gli antichi mosaici pavimentali e queste forme perfette, archetipiche. Nel 2018 con “Sacra Famiglia” il progetto artistico trova una nuova possibilità di espressione attraverso tre preziose sculture, anch’esse in dialogo con l’antico spazio della cripta e la potenza dell’acqua.
Il 31 marzo alle ore 19.30, nella Basilica di San Francesco a Ravenna, Nittolo darà vita ad un ulteriore gesto artistico attraverso il quale le due installazioni, lontane nel tempo ma vicinissime per la poetica, saranno entrambe richiamate. I clarinetti del conservatorio musicale Giuseppe Verdi di Ravenna “Finis Terrae” accompagneranno la serata attraverso brani di musica classica che faranno da contrappunto alle parole di Giovanni Gardini che vorranno essere un commento artistico all’opera di Felice Nittolo. Sarà presente, oltre all’artista, anche padre Ivo Laurentini che porterà un saluto iniziale. Durante la serata è prevista anche la presentazione di un originale libro d’artista per i tipi “Danilo Montanari Editore” a tiratura limitata con uno scritto di Giovanni Gardini.