Nella materia, l’invisibile. Luca Cavalca, arte e ricerca di Dio. Monastero di Camaldoli, chiostro di Maldolo 1 luglio -14 settembre 2014

L’arte cristiana porta con sé una doppia responsabilità, una in merito all’annuncio del Vangelo – ogni autentica manifestazione artistica cristiana nasce dalla fede della comunità credente – e una in merito alla cultura odierna, digiuna di quel lessico cristiano che per secoli è stato condiviso da intere generazioni di uomini.

L’opera di Luca Cavalca accoglie entrambi questi orizzonti: pensata per il contesto liturgico, suo ambito privilegiato, cresce a contatto con la Scrittura. Non ci sono didascalie a spiegare le sue sculture; il suo nome, accanto alle opere d’arte, è assente. Solo le indicazioni del Vangelo con i numeri del capitolo e dei versetti – eloquenti per chi ha dimestichezza con il testo biblico – accompagnano il suo lavoro ed entrano in dialogo con esso. C’è sapienza in questo nascondimento dell’artista che, docile, si mette a servizio della Chiesa.

Per questo non vedo retorica nel lavoro di Luca Cavalca, bensì un’intensa sincerità e un delicato pudore che vuol tacere, e semplicemente evocare, come quell’impastare la creta, altro non sia, che parte di un cammino spirituale nel quale l’artista entra in punta di piedi e si commuove della misericordia di Dio.

Monastero di Camaldoli, 29 giugno 2014

Dal chiostro monastico una donna entra, silenziosa, nello spazio della mostra. Guarda le sculture e si accosta all’altare. Alla destra la croce gloriosa, sullo sfondo il Crocifisso Risorto. Si inginocchia e prega.

Giovanni Gardini

LUCA CAVALCA

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